L’allenamento sportivo determina cambiamenti nell’organismo: anatomici, ultrastrutturali, biochimici, ormonali, funzionali.
Vari autori definiscono l’allenamento come una “causa” (STIMOLO ALLENANTE, cioè il lavoro muscolare che serve per provocare l’adattamento), o come un “processo” (PROCESSO DI ADATTAMENTO, ovvero ciò che avviene nell’organismo in seguito allo stimolo) o come un “effetto” (INSIEME DEGLI ADATTAMENTI che si sono verificati e che porteranno al miglioramento delle prestazioni).
CAUSA-PROCESSO-EFFETTO.
Una definizione globale di ALLENAMENTO potrebbe quindi essere la seguente:
– “L’ALLENAMENTO è l’insieme delle attività fisiche che tendono a provocare/mantenere nell’organismo quegli adattamenti grazie ai quali la prestazione può migliorarsi/mantenersi”.
– “L’ALLENAMENTO è un progetto, non rigido, di proposte preordinate, sistemizzate e continue di esercizi (stimoli) e mezzi di allenamento (metodi) che agiscono in maniera coordinata sull’organismo, allo scopo di migliorarne, modularne, mantenerne le capacità prestative” (La Torre, 2001).

Naturalmente molte qualità fisiche oggetto dell’allenamento sono età-dipendenti e peggiorano o migliorano indipendentemente dall’allenamento e dal processo di supercompensazione.

 

L A SUPERCOMPENSAZIONE

 

 

 

 

FIG.1
SCHEMA CLASSICO
DELL’ADATTAMENTO
(da Jakowlew 1972)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FIG.2
SUPERCOMPENSAZIONE e
riadattamento costante e
continuo a livelli prestativi
più alti se la fase di
recupero è
ottimale:SCHEMA
CLASSICO

 

 

 

 

La SUPERCOMPENSAZIONE è un modello teorico che spiega il processo di adattamento
dell’organismo ad un determinato stimolo allenante. Si basa sullo stato di equilibrio dinamico che
regola tutte le attività dell’organismo, l’OMEOSTASI.
OMEOSTASI alcune definizioni:

– È la capacità di adattamento dell’uomo;

– Equilibrio organico globale, che comprende fenomeni nervosi ed endocrini molto complessi
atti a ristabilire parametri fisiologici fondamentali (Cannon);

– Costanza delle funzioni organiche: riportare l’organismo ad uno stato di “confronto” e in
seguito di “rendimento massimo” possibile;

– I meccanismi omeostatici devono avere una certa “elasticità”, perché l’equilibrio del
sistema organico non deve oscillare oltre i limiti che lo caratterizzano come “stazionario”;
l’OMEOSTASI è basata su diversi parametri variabili;

– L’OMEOSTASI È UN FENOMENO DINAMICO; è l’insieme delle reazioni specifiche che
contribuiscono a mantenere e a ripristinare la costanza dell’ambiente INTRA ed EXTRA
cellulare” (Viru, 1995)
Negli anni ’80 la SUPERCOMPENSAZIONE veniva interpretata come una variazione dovuta
all’allenamento che riguardava essenzialmente il metabolismo energetico e l’ambiente medicoscientifico
sottolineava questo concetto per ciò che riguardava i processi metabolici del glicogeno
(Hollmann, Hettinger 1980; De Marèes 1979).

Nel 1986 venne introdotta, sul concetto di supercompensazione, l’idea che andando a migliorare
una capacità, questa non migliorava da sola ma coinvolgeva tutti i sistemi dell’organismo che gli
permettono di agire (esempio: se i carichi di lavoro e gli stimoli prodotti sono rivolti all’incremento
della Velocità si agisce indirettamente e in misura diversa anche sui sistemi aerobico e anaerobico).
L’analisi dei processi molecolari conseguenti agli stimoli prodotti del carico di allenamento
sull’organismo hanno messo in evidenza una serie di proteine di segnalazione che rielaborano gli
stimoli allenanti producendo diversi stadi di incremento della sintesi proteica (trascrizione genica,
biosintesi, ecc.) portando poi ai desiderati cambiamenti strutturali (K.Hottenroth, G.Neuman
2010).
Grazie a questi studi gli scienziati hanno evidenziato come allenamento della resistenza
(endurance) e quello della forza provochino realmente cascate diverse di segnali a livello
dell’mRNA messaggero. Il muscolo scheletrico è tessuto molto “adattabile” che, grazie ai carichi di
allenamento, può cambiare sia il suo metabolismo sia il suo fenotipo (proprietà fisico-strutturali).
Le proprietà contrattili sembrano regolate indipendentemente da quelle metaboliche e questo
significa che nella CELLULA MUSCOLARE l’allenamento di ENDURANCE ha effetti diversi da quelli
dell’allenamento delle espressioni di FORZA. Per esempio carichi aerobici prolungati portano ad
una attivazione selettiva del metabolismo mitocondriale, aumentando la beta-ossidazione degli
acidi grassi agisce attraverso altre vie di segnalazione molecolare (Spurway, Wackerhage 2006).

Allenamento di FORZA che induce l’ipertrofia delle fibre muscolari.
È probabile che il segnale scatenante sia il rigonfiamento cellulare e la tensione meccanica elevata
sul tessuto muscolare indotta dai sovraccarichi elevati (la titin-chinasi liberata dalla proteina
muscolare TITINA o CONNETTINA) nel sopportare elevate tensioni muscolari controllerebbe in
primo luogo la trascrizione genetica per l’ipertrofia muscolare (Grater et al.2005). Per questo nei
programmi di allenamento all’ipertrofia il “tempo di tensione” nel singolo set di esercizio è
l’elemento cardine, qualunque sia la metodologia o il sistema di allenamento utilizzato. Anche la
classica “teoria della periodizzazione” (da un allenamento iniziale di tipo “Generale” ad un
allenamento conclusivo di tipo “Specifico” o “Speciale”) è criticata, discussa, in costante
evoluzione: non può funzionare biologicamente sugli atleti evolutivi causa i moderni ritmi di gara e
allenamento. Per l’atleta di vertice, e non solo, il problema oggi è il RECUPERO.
La conoscenza dei tempi di supercompensazione di una funzione biologica è definita
“ETEROCRONISMO” e chiarisce la dinamica dei tempi di ripristino e del ricordo che l’organismo
mantiene dell’esercizio fisico svolto precedentemente.

 

 

In modo ancora più sintetico dobbiamo ricordarci i tempi di ricostruzione /rigenerazione (in
condizioni ottimali) dei livelli di partenza delle variabili biologiche che interessano i processi di
allenamento, così suddivisi:
– ATP/CP: secondi e minuti
– GLICOGENO: minuti e ore
– TENDINI, LEGAMENTI E TESSUTI CONNETTIVI: da 2 a 4 giorni.
– ENZIMI, PROTEINE: da 4 a 6 giorni.

CONCLUSIONI
In seguito a protocolli di allenamento (micro cicli e mesocicli) prima di raggiungere un livello più
elevato di ADATTAMENTO sono necessarie da 4 a 6-8 settimane, tempo durante il quale
l’organismo deve percorrere tre differenti tappe:
– AGGIUSTAMENTO
– ADATTAMENTO
– RIGENERAZIONE (recupero)
È chiaro che è meglio parlare di “ETEROSTASI” piuttosto che di “OMEOSTASI”: i parametri
fisiologici alterati dall’allenamento (AFFATICAMENTO) non hanno tutti lo stesso andamento nel
RECUPERO-ADATTAMENTO- COMPENSAZIONE. Ci si dovrebbe sempre porre la domanda:

Come? in Quanto Tempo?

Per principio, L’ALLENAMENTO REGOLARE e costante rappresenta una “etero stasi organizzata”
che ha l’obbiettivo di scatenare reazioni di aggiustamento per provocare un adattamento. A livello
cellulae si può parlare di “sintesi proteica d’adattamento” (Viru 2000).

 

By Doc the fly